Al Pigneto, uno dei quartieri che negli ultimi anni sta, a torto o a ragione, riscuotendo consensi nell’ambiente artistico-culturale della capitale, ospitando studi di artisti e spazi espositivi, è nato da qualche giorno Whitecubealpigneto, dal nome impegnativo, internazionale (e poco originale) che riprende la tradizione anglossassone del “cubo bianco” come spazio che, in virtù della sua essenzialità, neutralità e verginità formale, si offre al dispiegarsi dell’idea artistica.
Ospitato negli ambienti dell’Associazione culturale La Stellina, in via Braccio da Montone 93, Whitecubealpigneto segue quale linea guida proprio l’Idea, con la lettera maiuscola, il percorso filosofico-spirituale su cui si baseranno anche i lavori degli artisti chiamati ad esporre. Ad inaugurare la stagione e lo spazio, dunque, Fabrizio Dell’Arno, pittore e scenografo brasiliano nato nel 1977, laureato in pubblicità e comunicazione, con un’esperienza come docente di storia dell’arte e pittura e un master in scultura conseguito a Roma presso la Rome University of Fine Arts, dove tutt’ora lavora come assistente.
La mostra al Pigneto, “do ut des”, visitabile fino al 20 novembre, richiama nel titolo la triste realtà del traffico di organi, realtà radicata nel paese natale di dell’Arno e che ha dato modo all’artista di riflettere sulla necessità, da parte dell’uomo, di instaurare e nutrire scambi (di ogni genere) per poter vivere in questo -reo- mondo.
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