Tornando ancora una volta indietro di qualche mese, a giugno per la precisione, e alla 5° edizione di Crack! Fumetti Dirompenti, oggi conosciamo un po’ meglio Cristina Spanò e il suo lavoro, che spazia dall’illustrazione alla fotografia, passando per il fumetto e la grafica. Noi l’abbiamo incontrata virtualmente e le abbiamo posto, come avviene di consueto per la rubrica Vis-à-vis, una serie di domande. Cristina è anche su Myspace e su Flickr. Buona lettura e buona visione!
Chi è Cristina Spanò? Dove e quando è nata?
Dunque, sono stata partorita nel freddo inverno dell’85 a Roma da padre romano e madre tunisina. Malgrado un indiscusso ritardo mentale, evidentemente causato dal gelo, sviluppo qualche dote creativa come ad esempio il disegno e decido di svilupparlo. Oltre a queste doti ho anche uno spiccato istinto suicida a cercare un mondo migliore, anche se ora che ho visto il sito per candidare Berlusconi al Nobel per la pace mi sto ricredendo quindi a breve penso di togliermi la vita.
Qual è stata la tua formazione e come ti sei avvicinata alla grafica e all’illustrazione?
Ho sempre disegnato fin da piccola e il fumetto l’ho sempre amato (questo istinto suicida permane in ogni mia scelta, incredibile). Il tutto però è diventato più concreto quando sono andata a fare l’università all’ISIA di Urbino, che per chi non la conoscesse è una scuola di progettazione grafica e comunicazione visiva. È là che in un certo senso ho avuto modo di avvicinarmi a molte forme di comunicazione visiva, come la fotografia e la grafica, che prima non avrei per niente valutato, grazie soprattutto alla presenza di compagni appassionati e a continui scambi di sapere, voglia di fare e creatività.
Quali sono le tue fonti di ispirazione?
Mmmh, qualsiasi cosa intorno a me può essere a suo modo fonte d’ispirazione. Diciamo che mi ispiro sempre a fatti reali, l’umanità è una cosa che ricerco molto, le piccole cose della vita comune, ma anche la politica e l’attualità. Visivamente parlando guardo molto la grafica polacca, l’illustrazione e il fumetto francese, l’animazione genere Svankmajer o registi come Jean Pierre Jeunet, Wim Wenders, Sorrentino, Jim Jarmush, Loach e qui potrei elencarne a mille.
Quali messaggi e sensazioni vuoi comunicare attraverso le tue opere?
Beh sicuramente vorrei cercare di rendere il tutto il più vicino possibile al lettore, trasmettere odori, suoni e riflessioni sia sulla vita che sulla politica. Mi piace pensare a un modo di comunicare che aiuti a sensibilizzare, attiva socialmente nel suo piccolo. Usare l’arte come forma pedagogica e come mezzo per arrivare dove la parola non può.
Descrivi il tuo lavoro e le tecniche che usi.
Premetto che mi piace molto sperimentare, quindi cambio ancora molto spesso tecnica e mezzo espressivo. Cambio soprattutto in base a quello che devo comunicare ma diciamo che prevalentemente preferisco usare tecniche che rendano il segno sporco. Ho un po’ la paura del foglio bianco quindi mi piace utilizzare basi “non consone” come il cartone o la carta da pacchi, per esempio amo molto come tecnica la carte a gratter che partendo da una superficie nera mi permette di avere meno “paura” del vuoto bianco
Quanto tempo impieghi per progettare e realizzare un’opera?
Dipende da che tecnica, da quanto ci mette un’idea a uscire fuori, e da quanto è difficile realizzarla. Veramente può variare da un pomeriggio a 3 giorni fino a una settimana. Non tanto per la realizzazione quanto per l’idea che a volte non viene proprio.
A differenza che all’estero, in Italia l’illustrazione fatica ancora ad essere concepita come una forma espressiva e creativa di tutto rispetto ma come qualcosa di molto più semplice ed elementare, per la serie “Potevo farlo anch’io”. Puoi confermarmi questa situazione? Percepisci un cambiamento?
Confermo assolutamente questa cosa. Lavorando come grafica in uno studio per un anno ho sperimentato su mano come è difficile far passare proposte illustrate. Ora, non ho sufficiente esperienza per poter giudicare, ma parlando anche con altre persone e viaggiando, si notava il fatto che l’illustrazione qui viene vista come qualcosa di non serio, per bambini, non consono alla comunicazione di determinati settori, e se si pensava all’illustrazione per adulti venivano in mente o vignette satiriche o fumetti erotici. In Francia per esempio si può già vedere un’altro mondo, le illustrazione stanno in ogni giornale e con frequenza quasi maggiore delle foto, nei manifesti, nelle brochure. questo alimenta un mercato e un’educazione visiva molto più viva della nostra. Ultimamente penso che la situazione stia un attimo migliorando, anche giornali come Internazionale e XL aiutano molto: non avendo come target solo fumettisti, illustratori e grafici permette di far avvicinare quasi involontariamente questo mondo.
Qual è il campo che dà maggiori soddisfazioni ad un illustratore? (per esempio l’editoria, la musica…..etc.)
Penso che ogni illustratore abbia il proprio campo per esprimersi. Sicuramente però il mercato maggiormente sviluppato in Italia, quello che ti permette di vivere, è l’illustrazione per l’infanzia.
Ritieni che sia dato sufficiente spazio agli artisti nei canali istituzionali? Come ritieni che si possano superare i limiti dell’arte ufficiale?
Dunque, nei canali istituzionali sicuramente non tanto. Si è creata però una rete di culture sotterranee che piano piano emerge grazie appunto a riviste, festival, eventi in generale. Internet stessa sta cambiando completamente il modo di informare la gente in questo come in ogni settore con blog, social-network, portali , siti internet ecc… Ci sono anche molti eventi che si appropriano di zone della città superando le barriere dell’arte ufficiale, senza contare i centri sociali. Ad esempio 5 anni fa mi ricordo che ho partecipato a vari appuntamenti di un evento chiamato Illegal Art Show (nato a New York e presente anche a Milano, Genova ecc..) che come concetto trovavo molto interessante: appropriarsi di un luogo di passaggio come la stazione della metro e realizzare mostre, performance, istallazioni per poter avere un contatto con i passanti e rivalutare al tempo stesso zone periferiche.
Quali sono i tuoi prossimi progetti?
I progetti sono sempre tanti, e alla base c’è un grosso bisogno di trovare un lavoro part time per potermi dedicare appieno a queste cose, intanto ho in cantiere una storia mia a fumetti sul tema dei “Ricordi”. Pensando a progetti futuri, se non decido di ammazzarmi prima, vorrei poter realizzare una sorta di atelier con persone diverse e appassionate per ricevere continui scambi e stimoli, ma questo si vedrà sicuramente più in avanti